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sabato 31 marzo 2012

l'importanza della birra

Di quante stupide cose parlano gli uomini,
non ammetono a se stessi di avere paura di aver coraggio,
evitano di guardare dritto negli occhi di chi li rimprovera,
cercano il perdono facile di chi li ama,
si nascondono se sospettati d'averla fatta grossa,
offrono sempre la fetta più piccola e poi presi dal rimorso danno la differenza credendo che non ci abbiamo fatto caso,
non conoscono rimorsi nè rimpianti tanto è passato,
il loro  sesto senso,chissà perchè arriva sempre dopo il nostro,
hanno l'ultima parola,ma non a fatti,
...e poi una sera con gli amici davanti ad una birra,credono di parlare di cose che noi neppure immaginiamo,ma che sappiamo prima che gli venga in mente pronunciare..."chi le capisce le donne!"
 

venerdì 30 marzo 2012

La Nike di Samotracia



 Scultura di III sec A.C. proveniente dall'omonima isola,tra le più famose dei nostri tempi e più visitate anche a livello turistico mondiale.Sarà curioso sapere che la statua apparteneva ad un monumento commemorativo creato certamente per i Cabiri in onore di una loro vittoria navale,e proprio a questo scopo la Nike era collocata sulla prua di una nave.Ora,riflettendo in generale posso immaginare la difficoltà di un pittore nel riprodurre una scena in movimento in un quadro,posso immaginare il sudore dello scultore che crea una forma dinamica dal legno,ma proprio non riesco a capire come il talento manifatturiero dell'uomo possa creare il movimento dal marmo,è sempre stato un concetto piuttosto scioccante nella mia testa (ovviamente in tutto il suo più ammirevole significato).
Questo è l'aspetto che mi colpisce di più negli scultori in generale come il Bernini o Thordvalsen,grandi artisti che hanno reso leggero il marmo nel 600 e 800,ma l'idea che una tale opera  sia stata realizzata più di duemila anni fa mi lascia senza parole.
Il risultato di leggerezza e movimento al tempo stesso lascia veramente senza parole,se si pensa che sono due risultati davvero ardui da ottenere nella stessa scultura:il  panneggio è perfetto,sembra di sfiorare il tessuto che avvolge il ventre della Nike,come se la veste fosse bagnata ,e qui c'è la perla dell'opera:l'idea di consistenza materica che sembra uscire dal marmo e divenire "reale" tanto da poterla toccare e sentire l'umidità della veste.La Nike era rappresentata nel momento in cui stava per appoggiarsi sul lato della nave e quindi nel momento "limite" tra movimento e arresto e questo attimo è colto in tutta la sua verità in questa Nike che sembra attraversata da un vento che le getta indietro la veste.Questo è l'esempio di straordinaria abilità manuale quanto concettuale di un artista che purtroppo rimane anonimo,ma il cui nome per bravura avrebbe riecheggiato attraverso i secoli e di cui avremmo sicuramente ampiamente approfondito gli aspetti stilistici,se le condizioni e le casualità lo avessero permesso... 

lunedì 26 marzo 2012

l'amore senza volto

C'è sempre stato un solo pensiero a cui riuscivo ad associare questo dipinto di Magritte,ovvero:"idealizzazione dell'amore".
E sempre soltanto le parole di una bellissima canzone di Mia Martini "Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu il resto di una gioventù che ormai non ho più.E continuo sulla stessa via sempre ubriaca di malinconia,ora ammetto che la colpa forse è solo mia,avrei dovuto perderti e invece ti ho cercato...io non so l'amore vero che sorriso ha,gli amori vanno e vengono la vita è così..."
Questa immagine mi fa pensare a chi vede l'amore nelle proprie emozioni ,riponendolo nelle persone sbagliate proprio perchè non può guardarlo negli occhi.
le parole della cantante esprimono perfettamente il disagio di una donna che ha inseguito un uomo incapace di amarla e il momento più triste è proprio quando dice "io non so l'amore vero che sorriso ha" e rivedo la donna di questo quadro che come molte altre amano un'idea d'amore senza "vederlo".
Spero che chi si riveda in questo quadro abbia il coraggio di ridisegnare il volto del proprio uomo,ma prima di arrivare a fare questo deve riuscire a ricostruire il proprio...non solo mentalmente...

sabato 24 marzo 2012

Caravaggio rifiutato

Dopo le tele delle cappelle Contarelli  e Cerasi,(rispettivamente nelle chiese di S.Luigi dei Francesi e S.Maria del Popolo,per capirci) il talento del Caravaggio non passò inosservato tanto che gli venne commissionato il lavoro più edificante al quale un artista potesse aspirare,ovvero una tela destinata ad uno dei sette altari nella nuova basilica di S.Pietro.L'artista si armò di entusiasmo ed impiegò i massimi mezzi a lui disponibili nell'impresa e nacque così la "Madonna dei Palafrenieri".Ma il dipinto venne giudicato non idoneo per il massimo centro spirituale a cui  la cristianità mondiale rivolgeva i propri occhi e preghiere.
Ora guardate il dipinto con attenzione e chiedetevi cosa possa esserci di anticonvenzionale o anticlericale in questo quadro dalle alte aspettative deluse.Errore iconografico?Errato messaggio religioso?Errata scelta dei colori?Niente di tutto ciò.
Il problema è molto più sociale di quanto si possa immaginare,infatti risiede proprio nel modo in cui i personaggi sono raffigurati,ovvero come umili persone contemporanee.Non è la prima nè l'ultima volta che Caravaggio rappresenta personaggi biblici nelle vesti dei suoi poveri contemporanei,suoi simili e questa scelta fu il motivo di repulsione che fece gridare allo scandalo la chiesa.Sarebbe stato inaccettabile permettere che Maria fosse raffigurata nelle vesti di una popolana qualunque e che S.Anna fosse rappresentata nella sua vecchiaia senza nascondere le profonde rughe.
Il dipinto fu poi acquistato dal nipote del Papa,Scipione Borghese e non a caso oggi è ancora conservato nell'omonima galleria.
Al di là delle ragioni etiche,religiose o sociali che si possono tirare in ballo in questa vicenda,non si può fare a meno di sottolineare l'importanza che ebbe per l'artista mantenere la "sua" visione del contemporaneo,la "sua" prospettiva da altri giudicata immorale, di rappresentare l'umanità religiosa nella dignità della povera gente altrettanto umana,dai piedi gonfi,sporchi o dagli abiti consumati dal lavoro.
Caravaggio ottenne sicuramente più nemici con il suo atteggiamento che consensi,specialmente in un momento in cui le committenze dettavano legge all'artista che doveva pur mangiare,questo non fermò la sua mano guidata dalla propria ispirazione e mi fa pensare che dopo quattro secoli non si è perso l'uso a "modificare" o "coprire" ciò che non ci piace oggi per giunta siamo aiutati da tanta tecnologia e per noi è ancor più facile,ma dopo aver modificato,migliorato,compensato esteriormente quello che disturba il senso estetico comune,cosa resta di originale nei pensieri?Cosa distingue un essere umano dall'altro?Siamo diversi e preservare la propria individualità credo sia lo scopo principale nella vita di ciascuno,come Caravaggio ha difeso la propria arte,dovremmo anche noi difendere la nostra natura artistica senza mutevoli consensi esterni,ma ascoltando solo i nostri istinti.