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martedì 16 giugno 2020

Beatrice Cenci vista da Guido Reni

Siamo alla chiusura del sedicesimo secolo, che ha portato tanto per la produzione artistica,  un risveglio, un rigoglio senza precedenti, un secolo che tra Riforma e Controriforma ha prodotto opere che ancora oggi ammiriamo con stupore.

Se da un lato questo fervore artistico è copioso e produttivo, il lato umano sembra non corrispondere questo momento di elevazione umana. Episodi di violenza sono davvero tanti, troppi e serve punirli. Il Papa non transigerà quando sarà il momento di condannare una giovane donna accusata di aver ucciso il proprio padre carnefice, con la complicità della famiglia.

Beatrice Cenci è una nobildonna ventenne, figlia di un Conte quindi il suo contesto sociale non potrà avere poco conto quando verrà accusata insieme ai fratelli di aver ucciso il padre Francesco Cenci, uomo violento (già conosciuto dalle cronache del tempo per atti "nefandissimi") aveva anche problemi di debito quindi un uomo non proprio eretto.

La più grave delle accuse era quella di abuso sulla figlia che aveva segregato a Petrella Salto per non pagarle la dote dal momento che era pieno di debiti. Beatrice, stanca del padre violento, organizzò il suo omicidio con la complicità dei fratelli e della matrigna, ma per ben due volte il tentativo di eliminare il padre fallì.
Il terzo tentativo andò a buon fine e il Conte Francesco Cenci fu ritrovato il 5 settembre 1598 senza vita con il cranio spaccato.
Seguirono le indagini avvalorate dalle voci che si rincorrevano e che portarono all'incriminazione di Beatrice, la matrigna e i fratelli: la congiura uscì allo scoperto, e venne chiesta la pena capitale.

Il Papa Clemente VIII non lo fu di fatto così non concesse la clemenza ai congiurati, proprio per dare una lezione dal momento che atti di violenza erano frequenti nello Stato o chissà se c'era dell'altro.

Beatrice fu condannata alla decapitazione a Castel Sant'Angelo 11 settembre del 1599 alla presenza di tanta gente contraria a questa esecuzione, tra loro c'era anche Caravaggio che poco dopo eseguì Giuditta e Oloferne in cui sembra immortalare proprio questo momento e Orazio Gentileschi (tra i principali caravaggeschi di sempre).

La memoria di Beatrice riecheggia ancora oggi a Roma, la sua figura, la sua forza sono rimaste impresse nelle memorie dei romani che dolorosamente assistettero nel 1599 alla sua esecuzione con angoscia e profondo senso di ingiustizia.
Veniamo alla parte che mi interessa di più, (i quadri e l'arte in generale rimangono l'espressione che prediligo, perchè i fatti che ci arrivano sono una parte del tutto).



Beatrice Cenci 
Guido Reni
1600
Galleria Barberini
(Foto da Wikipedia)

Questo è tra i dipinti che più lasciano sgomenti. Guido Reni avrebbe dipinto Beatrice a Castel Sant'Angelo pochi attimi prima della sua esecuzione (fatto non accertato), in un'atmosfera ormai consolidata.
Beatrice ci guarda consapevole del suo destino, con una dignità ed una forza uniche per una ragazza che ha subito ingiustizia per tutta la sua giovane vita e lascerà il suo corpo con un'ingiustizia ancor più grande, sigillata dal Papa.
Reni ce la dona con delicatezza, lasciandoci entrare per un attimo nella mente di Beatrice, nella sua angoscia nella sua ferma e tacita forza. Ci saluta lasciandoci un senso di impotenza, di rabbia per tutte quelle donne che ancora oggi non hanno voce di fronte ai loro aguzzini che nella maggior parte dei casi sono proprio gli stessi  uomini che dovrebbero proteggerle e difenderle.

Purtroppo come quel triste 11 settembre del 1599, siamo ancora spettatori di violenze ed ingiustizie di troppi fatti che le cronache ci riportano. 
I romani non hanno mai dimenticato l'esecuzione di Beatrice, considerandola tra le più ingiuste della storia.