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sabato 5 novembre 2016

Le opere di Caravaggio a Roma. Una fede al vero ineguagliabile.Il pittore che non ha tradito la sua "natura".

Roma. Città di contraddizioni, d'arte, d'amare e  d'amore, di amara consolazione... città unica e unicamente maltrattata. In passato è stata la città che ha ospitato artisti di tutto il mondo, magari quando ancora sconosciuti, venivano qui con i loro sogni in tasca sperando di conoscere la fama o soltanto di avere la protezione di qualche personaggio politicamente forte per poter tirare avanti.

Qui sono passati tutti : i più grandi spavaldi e più grandi cuori d'arte che si siano mai visti.

E' il caso di Michelangelo Merisi o meglio conosciuto come il Caravaggio: pur essendo nato a Milano ma legatissimo al borgo di Caravaggio dove erano i suoi affetti, i suoi inizi non sono da immortalare ma lui sapeva di valere molto e così dalla sua cittadina lombarda del nord Italia,con la sua vita oscillante tra echi contraddittori ( come quando venne etichettato come un eretico dell'arte) come quando il nostro sguardo odierno  definisce un illuminatore, il vero naturalista mentre ai suoi tempi, durante lo scorrere della sua vita veniva disprezzato come si faceva con chi di arte non capiva, come si faceva con chi abbassava il livello della sacralità nelle chiese.

Come Giotto anche lui mette al centro del suo linguaggio artistico il corpo, lo stesso corpo che spingerà i suoi committenti a rifiutarne le opere più e più volte: perchè? Perchè le rappresentava nella loro cruda verità, senza filtri, senza letture romanzate.


La sua vita lo porta a viaggiare molto tra irrequietezze e ammirazioni per le opere, la sua passione per la pittura lo spingerà addirittura a chiedere a sua madre di vendere le terre avute in eredità  per potersi pagare la  formazione, sembrerebbe che abbia speso l'equivalente del valore di una casa per imparare a dipingere, e sarà Simone Peterzano di tradizione veneziana che ama firmarsi "alumno di Tiziano" come suo formatore pur non essendo considerato un pittore di grande finezza. Non si ferma a questo, Michelangelo ha bisogno di fortuna e si sposta in molte città di grande importanza artistica come Roma,Napoli,Malta ecc... ma quello che voglio riportare in questo articolo è una veloce lettura (sono più di venti) delle sue opere romane. Ho avuto la fortuna di approfondirne alcune in alcuni seminari a lui dedicati e che vorrei riportare nel mio blog sperando che queste curiosità siano apprezzate anche perchè poco note.


Ecco le sue opere romane in ordine cronologico (compatibilmente con la ricostruzione delle vicende nella vita di Caravaggio) :







Bacchino Malato 1593-1594 Galleria Borghese


Qui troviamo il suo legame con Petersano,  da cui lavorava a bottega : Il quadro venne acquistato da Scipione Borghese ed è l'opera più antica di Caravaggio e ne  riconosciamo la sua impronta lombarda. Scipione mise le mani su questo quadro dal Cavalier d'Arpino che guarda caso ha il suo quadro proprio sopra questo in Galleria Borghese. 

E' uno dei primi tentavi di Caravaggio nella ricerca del suo stile, non è dipinto dietro committenza o per qualcuno, ma semplicemente per sè stesso. Sappiamo dal Baglioni che lo ha eseguito dipingendosi  allo specchio
Nella descrizione d'archivio, il ragazzo dipinto non viene definito come un "bacco" ma viene definito come un semplice ragazzo.
Questo dipinto è stato dipinto da Caravaggio riflesso nello specchio per cui fa di quest'opera il più antico autoritratto del maestro. Perchè Caravaggio. utilizzava lo specchio per dipingere? Probabilmente per ritagliare un pezzo di realtà per fermarla sulla tela.
Nessuna storia, nessun racconto in questo quadro: ci sono solo i frutti ed il tavolo (probabilmente quello presente nel suo studio riflesso nello specchio), ne fa un nuovo modo di dipingere un bacco, una divinità.


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Giovane con canestro di frutta 1593 .Galleria Borghese 


Roma




L'inizio a Roma non fu dei migliori, aveva pochi soldi in tasca ed era  dal Cavalier Peterzano per poi passare dal Cavalier d'Arpino.


Con "Il giovane con canestro di frutta" c'è lo studio di un quadro di serie  come una prova o come tanti scatti di se stesso. Si ripete, come nel bacchino malato la sequenza: il giovane, la camicia che sensualmente fa intravedere la spalla e la frutta in primo piano. Di nuovo è lei la protagonista: la frutta. Siamo negli anni in cui Caravaggio studia un genere, lo ripete e lo riprova. Altre letture che vogliono elementi omosessuali, autoritratti,introspezioni sono da escludere in questa sua prima ricerca artistica




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Caravaggio inizia a dipingere per il Cardinale del Monte e da qui la sua carriera ha una svolta.

Lo sollevò socialmente facendolo entrare nel suo circolo.Un altro grande mecenate che sostenne Caravaggio fu il Giustiniani uomo di finanza, ma anche colto: è interessato all'arte ed in particolare all'arte di Caravaggio,lo vuole ed anche se non lo porterà nel suo palazzo, gli commissionerà molte opere in barba al Cardinal del Monte.



                                     

Buona ventura Musei Capitolini
1593-94 Musei Capitolini


Come dicevo Caravaggio è ormai dal Cardinal del Monte (l'uomo che sarà artefice della sua fortuna) residiava a Palazzo Madama e teneva questo quadro appeso vicino a quello dei "Bari"  prima che venissero acquisiti da altri. Lo stile dei due quadri infatti è riconducibile allo stesso periodo: stesse atmosfere, stesse scene di vita quotidiana quella vita che travolgeva Michelangelo, lui che dal nord era venuto a Roma e frequentava le locande, le strade piene di questi personaggi, di uomini donne che con doppio fine e doppio gioco si avvicinavano ai malcapitati.
Questo genere troverà un fortissimo seguito tra quei pittori fiamminghi sparsi per l'Europa che partiranno da questa tipologia creata da Caravaggio ed avrà una fortuna enorme, ma ancora c'è da aspettare.
Secondo i biografi del Caravaggio la donna del suo quadro, è una zingara a cui lui stesso chiese di posare nel suo atelier. Di nuovo il vero, una scena presa dal suo quotidiano in un quadro : la donna apparentemente ingenua legge la mano del malcapitato a cui sta sfilando l'anello: ecco le serate del pittore dove avevano luogo, ecco cosa vedeva, cosa viveva e tutto è aderente al vero, senza velature senza bugie. Le lastre hanno rivelato che sotto questo quadro c'è una Madonna, forse Caravaggio  aveva bisogno di risparmiare; ricordo che in questi anni Caravaggio non ha ancora fortuna è letteralmente uno squattrinato, ma grazie al Cardinal del Monte la sua vita cambierà per sempre.



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                                                               Maddalena penitente 
                                                            Galleria Doria Pamphili    
                                            (cronologicamente la prima donna dipinta da Caravaggio).



Arriviamo alla svolta artistica di Caravaggio. Con la "Maddalena penitente" e "La fuga in Egitto" che il Merisi teneva vicine con ogni probabilità nel suo atelier. Mentre Caravaggio in questi anni dipinge i "Suonatori di liuto" per il Cardinale, dipinge per sè anche questi due quadri in una sorta di  ricerca della veridicità dei corpi, come se oltre le committenze ufficiali continuasse per la sua strada con la sua verità.

Bellori scrisse molto di questo quadro, e ci dice che la protagonista del quadro altri non è che una prostituta dal nome di Anna Bianchini. Caravaggio la incontra e la porta nel suo atelier, le fornisce gli abiti e la finge come la Maddalena: eccolo il sacro e profano che si incontrano, il peccato e l'acqua santa. La cosa che veramente colpisce è la consistenza materica del vasetto, dei riflessi che sembrano reali, gli oggetti del suo atelier quasi potremmo toccarli.
Ma perchè il vasetto d'unguento ai piedi della donna? Caravaggio si riferisce ad un passo del Vangelo in cui la Maddalena unge i piedi di Gesù a simboleggiare la penitenza dei peccatori.
L'innovazione di questo quadro è quest'alternanza tra citazione religiosa e raffigurazione del contemporaneo (La Maddalena è una ragazza del tempo di Caravaggio che lui ha incontrato e portato nel suo atelier): contemporaneo e passato fanno un viaggio nel presente del quadro.





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Riposo durante la fuga in Egitto   1596-97

Galleria Doria Pamphili


Siamo a Galleria Doria Pamphili, qui vicino alla Maddalena è esposta la fuga in Egitto. La madonna è sempre Anna la prostituta, ovvero la  Maria Maddalena del quadro sopra, lo stesso che Caravaggio teneva vicino  nel suo studio. Maria non è la sola protagonista del quadro: l'angelo  suona lo spartito che tiene Giuseppe. Lo spartito è reale si tratta infatti del  cantico dei cantici che altro non è che  una dichiarazione d'amore di uno sposo ad una sposa, l'amore di S.Giuseppe per Maria. Oltre all'arte del dipinto qui subentra l'arte della musica, ovvero l'arte nell'arte, l'emozione nella ricerca pittorica. La cosa che, non so perchè mi ha sempre affascinata di più del resto, (forse indebitamente riconoscente alla grandezza di Michelangelo), sono le narrazioni di vita reale, i pezzi presi dal suo studio e messi lì, come il tinozzo chiuso da un pezzo di carta o il materasso su cui è seduto S.Giuseppe: oggetti di fine cinquecento che sono presenti in un quadro in cui il paesaggio è il grande protagonista, nessun dattero orientale, nessun elemento naturale orientale a cui siamo abituati dalle Sacre Scritture, ma la campagna romana che Caravaggio conosce bene vivendo a Roma negli anni di esecuzione di questo meraviglioso quadro.





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Giove, Nettuno Plutone
Villa Ludovisi, Roma
1599

Il Cardinal Del Monte, che risiedeva in Villa Ludovisi qui praticava lo studio di chimico e volle per il suo studiolo proprio Caravaggio a decorarlo: in questo momento Caravaggio ha già venduto molti quadri, in parte però venivano criticati per la mancanza di raffigurazioni dei nudi, per la mancanza di raffigurazione dei corpi.
Sembrerebbe che Caravaggio non amasse questo genere secondo le fonti (Bellori), per cui si sforzò di eseguire questa commissione, fino ad ora l'unico corpo che aveva dipinto era l'angelo della "Fuga in Egitto" che è messo non a caso di spalle e coperto dal lenzuolo.
Accettò la sfida e non solo scelse la raffigurazione dei nudi corpi, ma li riportò in una prospettiva dal basso verso l'alto: direi la più difficile da eseguire così aveva messo a tacere chi lo criticava di non saper rendere la prospettiva dei corpi. Probabilmente per questa scelta la sua ispirazione venne da Giulio Romano a Palazzo Te e Giulio Campi con la sua "Pentecoste" a Cremona.
Caravaggio stranamente non lo esegue  in affresco ma ad olio, forse perchè preferiva questa tecnica o forse perchè è una tecnica più veloce dell'affresco o chissà perchè, fatto sta che Caravaggio non esegue opere in affresco.
Plutone raffigurato con i testicoli ostentati senza problemi, dovrà tornare alla mente del Bernini quando eseguirà Plutone e Proserpina della Galleria Borghese. Bernini conosceva il Cardinale Ludovisi (successivo proprietario della villa) e con ogni probabilità, in uno dei loro incontri, deve aver ammirato il dipinto sul soffitto e portato nel suo bagaglio d'immagini per l'esecuzione delle sue meravigliose sculture. Mi ha sempre catturato questo aspetto della storia dell'arte: momenti sovrapposti in cui gli occhi degli stessi protagonisti dell'arte incrociano le opere dei  colleghi che li hanno anticipati, in una sorta di osservazione di opere tra geni.





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Veniamo ora al tripudio più grande e conosciuto di Caravaggio.
Collocato a Palazzo Barberini dal 1971 in seguito all'acquisto dello Stato. Venne commissionato per la famiglia Costa : E' il primo quadro di Caravaggio in cui c'è azione, immagino che Michelangelo Merisi  non avesse mezze misure per rappresentare un omicidio come prima azione nei suoi quadri. 
ma perchè sceglie questo soggetto? Probabilmente la scelta di questo soggetto è messa in relazione alla vicenda di Beatrice Cenci (sempre a Palazzo Barberini  è esposto il ritratto di Guido Reni di Beatrice) la donna amata dai romani che venne giustiziata per aver ucciso suo padre che abusava di lei e delle altre donne della famiglia, Beatrice viene decapitata nel 1599 davanti a Castel Sant'Angelo a seguito del processo, la sua esecuzione trovò una forte risposta da parte del popolo romano che ancora oggi la ricorda con grande empatia e di cui parlerò in un articolo a lei dedicato. Torniamo al quadro di Michelangelo: la modella del quadro è Fillide la sua cortigiana preferita, sempre lei una donna che appartiene alla vita di Caravaggio e non solo infatti è piuttosto una "donna di mondo", una prostituta anche lei come la modella della Fuga in Egitto (Anna) come  la modella che rappresenta la Santa Caterina ...le sue donne praticano la vita di strada, la stessa strada lungo cui  incrociano la vita del pittore e che lui porta nei suoi dipinti. . Bellissimo il paragone tra la morbidezza della giovane  Giuditta e le rughe della vecchia ancella che attende di ricevere la testa di Oloferne con trepida attesa, c'è uno studio sul volto della vecchia che non può far venire in mente la pittura del grande Giorgione (il mio pittore del cuore) che ci riporta allo studio delle "Tre età dell'uomo".
Caravaggio ha fermato il momento più dinamico e drammatico in un quadro, in un'azione posta all'estremo,quasi a ricordarci, a prefiguraci le azioni del barocco che arriveranno ma che ancora non è esploso. 




                                

Giuditta e Oloferne 1599
Palazzo Barberini, Roma


(prima azione in un quadro del Caravaggio)




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La Cappella Contarelli (Premessa): Apparteneva a Mathieu Cointrel che in italiano diventa Matteo  Contarelli, inizialmente l'impianto iconografico venne affidato Girolamo Muziano, bresciano che però non lavorerà mai in questa cappella. A seguito della morte del Contarelli si succederanno i proprietari fino ad arrivare all'intercessione del Cardinal Del Monte per la commissione più importante del Caravaggio: per la prima volta è chiamato a dipingere sotto gli occhi del mondo intero, la sua grande occasione è questa e non la deluderà. Matteo Contarelli non era certo un uomo senza peccato tanto che alla sua morte Papa Sisto V fece indagare sui suoi traffici finanziari e proprio per queste ragioni volle enfatizzare la figura del suo Santo Matteo ecco qui che abbiamo il ciclo di S.Matteo: come lui  un uomo che passa dal peccato alla conversione attraverso la quale  si ridimerà. 
San Matteo era un esattore delle tasse, uomo materiale molto lontano dalla purezza della religione (un pò come Matteo Contarelli).
Caravaggio firma il contratto nel luglio del 1599 (inizialmente gli sono commissionate le tele laterali) e nell'arco di un anno le terminerà  infatti nel luglio del 1600 anno giubilare le tele sono svelate al mondo: da questo momento Caravaggio non è più soltanto il pittore di genere, dei "Bari", ma diventa un ricercato pittore di pale d'altare che cambierà il corso della storia dell'arte.
  





                                                    

San Matteo e l'angelo
1602 San Luigi de Francesi
Roma

Dopo aver terminato la prima versione che fu rifiutata, oggi non l'abbiamo poichè fu persa durante la seconda guerra mondiale, possiamo consolarci solo con alcune foto della prima versione di Matteo e l'angelo (che trovate qui sotto). La versione persa fu la prima del pittore , ma venne rifiutata dal momento che Caravaggio dipinge il Santo come "un vecchio analfabeta" e non come l'apostolo di Gesù, per cui occorreva rimadiare. 

E così fece con la versione che tutti conosciamo e che ora analizziamo insieme: San Matteo ha il ginocchio sullo sgabello si gira a guardare l'angelo che conta sulle dita.
In questa scena scena c'è l'inizio del Vangelo di Matteo: lui è immerso nei suoi pensieri e gli appare l'angelo Matteo si precipita verso il calamaio per scrivere le parole che l'angelo gli detta e c'è da notare che quasi perde l'equilibrio tanto che lo sgabello è inclinato sta per cadere per la dell'apostolo. Cosa conta l'angelo?Conta le generazioni che sono tra Davide e Cristo dettandole a Matteo che ascolta attento. Se dovessi dare io un titolo a questo quadro lo chiamerei "moto sospeso" l'attimo in cui inizia il vangelo di Matteo, ovvero l'attimo cruciale a cui segue la teologia.





San Matteo e l'angelo (prima versione rifiutata)



                                                         

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Sappiamo che "La Vocazione" è il primo quadro a cui lavorò Michelangelo, qui coglie una scena di vita contemporanea come fosse un quadro di genere, mezze figure chiaramente ispirate dai Bari e dalla Buona ventura che narrano una scena della Bibbia tratta dalla vita di  Matteo un Santo, confondendo la vita del suo tempo con la sacralità. Il grande silenzioso fascio di luce è il protagonista, questa luce sacra che sopra tutti,  sopra i personaggi e direi persino sopra la nostra comprensione arriva al cuore di Matteo. Ma chi è Matteo? Gli storici hanno dibattuto su questo e la conclusione è l'uomo con la barba (e non il ragazzo come in molti pensano) che indica se stesso chiedendosi perchè Gesù lo stia chiamando.
E' la prima volta che Caravaggio si trova a dipingere un quadro con molti personaggi è abituato a dipingere due o tre figure al massimo ed oltre questo aspetto le dimensioni questa volta sono decisamente più amplie rispetto al passato. Tutti i personaggi vestono con abiti contemporanei all'epoca del Caravaggio tranne Gesù, lui è vestito in abito apostolico che viene quasi coperto da San Pietro che ci da le spalle. 
Il momento che Michelangelo ci propone è l'attimo prima della conversione di Matteo che secondo le scritture, seguì Gesù l'attimo dopo il suo arrivo: ma qui tutto è sospeso Matteo è ancora il peccatore che sta per rendersi conto e sta per redimersi, ma prima che ciò avvenga Caravaggio ci dona questa istantanea e forse vuole che riflettiamo proprio sull'attimo sospeso che c'è anche nella nostra vita come una possibilità per cambiare, proprio come succede a Matteo.




Vocazione di San Matteo San Luigi de Francesi
1600
Roma









Martirio di San Matteo ai raggi x



Ed ecco la scena del martirio che Caravaggio ha trasformato in scena di cronaca nera, di un momento violento che con ogni probabilità lui stesso ha vissuto come testimone, come vittima chi lo sà...le esecuzioni alla sua epoca erano all'ordine del giorno dopotutto.
I fatti che i testi sacri riportano sono che San Matteo dopo aver mosso le ire del re di Etiopia questo inviò un soldato che lo ucciderà proprio mentre è intento al battesimo dei fedeli: questo è il momento che Caravaggio dipinge. In realtà inizialmente fa una scelta compositiva diversa, come confermato dalle radiografie del dipinto che ho posizionato sotto il martirio, ebbe un ripensamento forse per le grandi dimensioni del quadro o forse per centrare l'attenzione sul carnefice che sta per colpire mortalmente San Matteo. Le grida del chierichetto ci riportano al Ragazzo morso dal ramarro ma anche alla Testa di medusa: c'è la paura, lo sdegno, ma anche la non azione identificata dal gruppo di sinistra che non fa nulla. Quegli uomini ben vestiti che guardano la scena senza sentimento  proprio come lui stesso che è nel suo autoritratto a guardare con disgusto la scena, in un gioco di spettatori consensienti e spettatori terrificati in cui forse Caravaggio propone una denuncia sociale.





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Cappella Cerasi: Mons. Tiberio Cerasi altri non è che  il tesoriere di Papa, quindi un alto funzionario della curia: Caravaggio è ormai noto dopo l'esecuzione della Cappella Contarelli e nell'anno Santo del 1600 firmerà il contratto che prevede la ricompensa di 400 scudi per giunta nel contratto Caravaggio è definito con l'appellativo di  "Egregius", per cui non più l'artista  squattrinato che dipinge per sè in Campo Marzio, ora Caravaggio è un pittore pubblico che dopo la Contarelli viene ricercato dall'alta aristocrazia romana.

La pala d'altare è dipinta da Annibale Carracci, con uno stile che porta il suo bagaglio dalla Galleria Farnese (il momento più alto della pittura del tempo) su cui tornerò.




                                             

Crocifissione di S.Pietro
Santa Maria del Popolo-Roma
1600-01

Il quadro è pensato in un grande silenzio, nel momento meno nobile e cioè nel momento in cui la croce viene innalzata, in un gesto meccanico dove non c'è nulla di sacro: un anziano signore (modello che ritroveremo nelle opere di Caravaggio) spogliato quasi del tutto che viene innalzato. La tradizione vuole che Pietro, fuggendo da Roma incontra Gesù  con una croce sulle spalle e Pietro gli chiede con la famosissima formula: "Domine, quo vadis?" : Signore dove vai? Gesù gli risponde : Torno a Roma a farmi crocefiggere di nuovo al posto tuo, così Pietro accetta di essere crocefisso, ma non come fece Gesù perchè lui non era degno ed in segno di umiltà si fa crocefiggere a testa in giù.



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Conversione di Saulo
1602
Santa Maria del Popolo-Roma





Conversione di Saulo collezione privata
 (Odescalchi)
1600-1601-Roma

Conversione di Saulo: mentre Saulo ebreo e persecutore dei cristiani  andava verso Damasco all'improvviso, una luce lo pervase dal cielo e cadendo a terra una voce gli disse "Saulo,Saulo perchè mi perseguiti? "chi sei?" " Io sono Gesù che tu perseguiti, alzati entra nella città e ti sarà detto cosa fare". Saulo prima di diventare Paolo, era un persecutore dei cristiani e sulla via di Damasco il Signore si rivelò a lui per redimerlo e così fu.
Caravaggio fece un'altra versione che non venne accettata (oggi collezione privata) Odescalchi per poi arrivare a questa soluzione. Perchè fu rifiutata? (potete vederla sotto la conversione accettata) Questa volta il rifiuto non è legato ad un errore imputabile al pittore, ma ad un fatto gerarchico tra S. Pietro e S. Paolo: osserviamo il Cristo che arriva dal lato destro con il fascio di luce, con questa soluzione il quadro avrebbe dovuto collocarsi al lato sinistro della cappella (destra del celebrante) ma poichè quella è una posizione primaria e l'apostolo più importante è San Pietro, il primo Papa della storia, la collocazione non andava bene nella costruzione della luce. Così Caravaggio ne fece la versione che oggi ammiriamo a Santa Maria del Popolo. Il protagonista è il cavallo: non c'è azione, in compenso una grande meditazione (quella di Paolo) un intenso momento di intimità, di conversione che avviene dentro la sua mente, come dovrebbe accadere a noi, anzi all'interno del nostro spirito che in questi frenetici anni, di meditazione forse...ne sa poco.





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San Giovannino Musei Capitolini
1602
Roma


Questo quadro è ai musei Capitolini, il ragazzo è Cecco del Caravaggio giovane amante del pittore, lo stesso di Amor vincit omnia. Dipinto per i Mattei. Cecco ci guarda maliziosamente in un'atmosfera calda e rassicurante.
Ho sempre interpretato questo quadro come la convinzione di Caravaggio di trovare conforto nell'amore terreno e non idealizzato, ma rimane un mio personalissimo parere. Ci sono due copie identiche di questo dipinto: una esposta ai musei Capitolini e l'altra a Galleria Doria Pamphili.



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Pinacoteca vaticana 




Deposizione 1602-04
Pinacoteca vaticana


Il quadro è destinato alla cappella di Pietro Vittrici nella chiesa di S. Filippo Neri .
Le ispirazioni sono molteplici:la pietà di Michelangelo, la deposizione di Raffaello...anche se qui è fedele alla tradizione, non dimentica il suo punto di vista, la sua emotività.
Il passo al quale si ispira è il Vangelo di Giovanni e  la particolarità è che Caravaggio ci trascina nel sepolcro, dentro il suo spazio coinvolgendoci nel moto unico dei vari personaggi: noi partecipiamo con la nostra presenza. Caravaggio prende questa idea dal tabernacolo di Donatello allora presente in San Pietro. La grande attenzione al corpo di Gesù trasferice una sensazione trascendentale sullo spettatore, la consistenza materica il pallore del corpo morto è reso in maniera perfetta.
Protagonista del quadro è la pietra angolare, quella stessa pietra che chiuderà il sepolcro, ma c'è di più: Caravaggio vuole metaforicamente portare ai nostri occhi  il parallelo tra Gesù e quella pietra, lui scartato e ferito dagli uomini,  così la pietra scartata trova nel quadro la sua dignità. Oserei vederci quasi il riscatto dell'umiliato, del deriso che tornerà a vivere, che VINCERA' sulla basezza umana, sulla superficialità degli stolti. Ecco cosa per me è Caravaggio: è il linguaggio degli ultimi che si manifesta, che prepotentemente trova la sua rivalsa sulle logiche sociali, bullizzanti seicentesche così come quelle di oggi: noi tutti le conosciamo, le denunciamo ma ancora si tratta di una lotta aperta.


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1605
Madonna di Loreto Chiesa di S.Agostino
Roma

Commisionata da Ermete Cavalletti (era un dipendete di Cerasi), per cui colpito dai dipinti di Santa Maria del Popolo si convinse a scegliere C. Ermete è legato alla madonna di Loreto e ai pellegrini era socio della Arciconfraternita dei pellegrini e lui stesso partecipò al pellegrinaggio a Loreto, dove si yrova la casa di mattoni proveniente dalla Palestina che secondo la tradizione cristiana fu portata dagli angeli, ma che più storicamente fu portata dalle crociate. La produzione dell'epoca riportava la casa di Loreto insieme alla Madonna e il bambino con il solito schema che andava di moda: la casa come un modellino portato in volo dagli angeli , questo schema viene totalmente infranto da Caravaggio lui ci riporta la casa con i mattoni a vista (la casa di Loreto è di mattoni) : molti suoi biografi disprezzano il fatto che il pittore dipinga le materialità nelle fattezze più usurate, più consumate.lui se ne frega e così lo rende.
La modella di questo quadro viene da una povera famiglia e si chiama Lena era una prostituta che secondo ricostruzione storica praticava il suo mestiere sulla porta di casa in Piazza Navona, era appunto conosciuta dalla gente tanto che quando il quadro venne scoperto a S.Agostino i presenti "schiamazzarono" tutti la conoscevano e il parallelo tra la Madonna di Loreto sulla porta Santa e Lena sulla porta è dissacrante, direi al limite del comprensibile per una destinazione tanto sacra.Sul perchè il quadro venne lasciato in S.Agostino, scriverò in futuro ed in particolare sull'ordine degli Agostiniani, per ora mi fermo ai fatti del mio amato Michelangelo Merisi che dipinge la "sua verità" senza preoccuparsi del contesto.






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IL 28 maggio 1606 C. fugge da Roma a seguito dell'uccisione di Ranuccio da Terni, Ranuccio Tommasoni durante una partita di palla a corda, ormai C. anche a seguito delle numerose denunce che pendevano su di lui, non gli rimane che andarsene da Roma per sempre, anche ad un certo punto pensò di poter tornare questo non accadrà più.


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S. Girolamo scrivente 1605-1606
Galleria borghese-Roma

Di questo quadro abbiamo due versioni: una si trova  in Catalogna e l'altra cioè questa, a Galleria Borghese a Roma. Quest'opera fu commissionata da Scipione Borghese anche se secondo il Bellori (tra i più importanti biografi di Caravaggio)  c'è motivo di pensare che lo abbia concepito senza committenza. A Galleria Borghese riporta S. Girolamo che allunga la mano verso il calamaio, ma è colto nella sua intimità mentre è concentrato a leggere. Cosa colpisce? Provate a pensare cosa cogliete per prima cosa di questo dipinto prima di proseguire nella lettura. E' notevole il paragone tra i due crani: quello morto a sinistra e il cranio del vecchio Girolamo che è uno studioso, completamente assorto nella sua lettura. La morte e la vita in compresenza nella pittura del Caravaggio: il mistero della morte e la fine della vita di un Santo messe a confronto, di nuovo come un'idea che si ripete dalla quale evidentemente il Caravaggio è colpito e su cui ragiona ampliamente come un monito un presentimento costante nella sua produzione artistica. 







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S.Francesco in meditazione 1605 
Galleria Nazionale d'arte antica
Roma

Dopo la fuga di Caravaggio da Roma si susseguono i quadri non più per gli altari.Si cambia registro, o forse come a volte ho pensato,forse più fantasticato Caravaggio,oltre alle committenze ufficiali,tenesse per se nel suo atelier questi quadri, nella sua costante ricerca, nel tentativo di trovare la sua impronta.
Anche di questo quadro Caravaggio fece due versioni. La prima versione di questo quadro appare nel 1913 a Roma ma nel 1970 emerge la seconda versione a Carpineto Romano ed è quella che richiama  più attenzione. Da notare i toni sommessi rispetto ai quadri precedenti, una meditazione di un Santo. Sappiamo che Orazio Gentileschi prestò un saio a Caravaggio che con ogni probabilità ne aveva bisogno per il quadro. 






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Narciso 1598-99
 Galleria d'Arte Antica, Palazzo Corsini
Roma

E' raffigurato nel momento in cui si coglie riflesso nell'acqua. Viene scoperto nel 1913 ma l'attribuzione a Caravaggio rimane un problema tanto che si pensa a Spadarino che è un seguace di Caravaggio, sicuramente innovativa è l'idea , la composizione. Nonostante l'attribuzione a Caravaggio non è certa; l'ho inserito nella sua serie poichè rimane ispirazione di questi anni e comunque secondo me senza Caravaggio non sarebbe stato eseguito così come è, in qualche modo a lui si  deve molto nonostante con ogni probabilità sia dello Spadarino.












S. Giovanni Battista Galleria Corsini, 
Roma 1605-1606
Probabilmente Caravaggio non ha avuto commissione per la realizzazione di questo quadro. E' stata una sua libera espressione, il protagonista è il ragazzo molto contemporaneo, direi alla moda con gli oggetti della vita del Battista ma presi dal quotidiano di Caravaggio, forse presenti nel suo studio...sta guardando un punto, distratto dal pittore o forse è meglio dire assorto nella sua intimità in uno stato profondamente psicologico nel quale non ci è possibile entrare, così rimaniamo a distanza dai suoi pensieri del primo '600.
Il dipinto riconduce allo stile di Caravaggio tra il 1605 e il 1606 e non a caso si trova negli inventari della famiglia Corsini la famiglia di Papa Clemente XII , proprio a loro dobbiamo la costituzione del primo museo pubblico di Europa (il Capitolino) e la Galleria che ospita questo meraviglioso quadro. I Corsini lo doneranno poi allo Stato italiano.
                              
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 Madonna dei Palafrenieri
Galleria Borghese
1600



Commissionato per la Basilica di S. Pietro da parte dei  Palafrenieri ovvero coloro che conducevano le carrozze del Papa e dei cardinali, persone vicine al potere, con questa committenza confermano il successo di Caravaggio.
Vogliono un quadro che enfatizza la figura di S.Anna a cui sono devoti.
Caravaggio lavora a questo quadro ferito, in una delle tante risse che lo coinvolsero e termina il quadro  il 14 aprile del 1606 ma il 16 verrà trasferito nella chiesa di S.Anna, per poi essere venduto al nipote del Papa  per fortuna direi, visto che è conservato proprio a Villa Borhese: un grazie sincero al Cardinal Nepote .
Perchè viene rimosso da San Pietro?Secondo una versione c'è un contenzioso sull'altare, mentre secondo un'altra versione il problema è sempre il solito: per Bellori Caravaggio ha scardinato il sistema di valori nel concetto di  decoro: S.Anna viene rappresentata come una "vecchia urlona ciociara". Probabilmente la modella è la stessa del quadro di Loreto, Lena la prostituta e mai sarebbe stato possibile accettare che una donna del genere potesse personificare la madre di Gesù e difatti il quadro venne rifiutato.
                           
                     
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San Giovanni Battista 
1609-1610 Galleria Borghese
Roma

Ormai siamo tra le ultime pagine della vita del Caravaggio e questo quadro ha viaggiato con il pittore nella sua fuga tra Napoli e Roma in quello che doveva essere il ritorno di Caravaggio a Roma dopo il perdono (inspiegabile) del Papa, ma che non riuscì mai a compiersi perché morirà a Porto Ercole, malato.
Il quadro è pensato  per Scipione Borghese, ma non ha direttive. La canna è il simbolo della fragilità della sua vita, anche qui c'è mancanza d'azione come nella conversione  di Saulo, come fece per le pale d'altare anche qui un momento introspettivo per una destinazione più "privata".



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Davi con la testa di Golia 1605-1606
Galleria Borghese
Roma


Siamo giunti all'ultimo capitolo della vita di Michelangelo Merisi, nel suo viaggio di ritorno a Roma, sulla barca in cui viaggiava, venne trovato questo quadro. 
Anche questo dipinto venne con ogni probabilità progettatto per il Cardinale Scipione Borghese, come il San Giovannino.
Il momento più drammatico è la testa di Golia ovvero l'autoritratto del Caravaggio,l'ultimo che fa, i precedenti avevano un senso critico, riflessivo o di denuncia, ma questo no, questo ha di più. Mi viene da dire che ci costringe a fare i conti con noi stessi e le nostre paure più profonde. 
Di nuovo il suo spunto da Giorgione che si ritrasse nelle vesti di Davide, lo accompagna nell'ultimo sofferente momento della sua vita, ma a differenza sua lui si ritrae in Golia.
Analizziamo Davide: non è felice, non è fiero di aver ucciso Golia quasi prova pietà per lui, prova più malinconia che fierezza tipica del condottiero . Un'altra versione riporta che il modello fosse il giovane amante del Caravaggio, in questo caso ci sarebbe una costruzione nella dinamica del loro rapporto. 
Caravaggio è molto malato, forse spera nella grazia del Papa (arriverà quando lui sarà già spirato), sta viaggiando verso di essa ma dentro di sé sa che la morte è vicina e non ha paura di ritrarsi nel momento più buio più terrificante della sua esistenza.

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Abbiamo visto una parte della produzione artistica di Caravaggio, solo quella relativa a Roma: ho cercato di riportarla in questo articolo in tutta la sua sincerità, in uno stile unico, innovativo di Michelangelo Merisi, non a caso con lui cambierà il modo di vedere l'arte e l'artista, con lui con la sua "verità" i nodi e la concezione di rapporto con l'arte cambia, lui pone le basi per ciò che sarà l'arte contemporanea.

Ciò che più ammiro di Caravaggio è il rischio che ha voluto correre nonostante i tanti rifiuti, senza rinunciare alla sua visione delle cose, pagando a volte un prezzo altissimo, ma pur sempre rimanendo fedele alla sua natura.
Non c'è amore più grande se non quello per noi stessi.
Giulio Mancini dirà a proposito di Caravaggio  : "le sue madonne erano sempre ritratti di qualche sua bagascia" certo era un uomo dalla vita al limite,notturna, rissosa e pericolosa: osò ritrarre prostitute (e gli uomini dell'epoca lo sapevano perfettamente,ma nonostante tutto la idea d'arte non cambiò, non si piegò alle logiche umane così piene di bugie, di perbenismi.
In altre parole, credo che si possa ridurre il concetto della sua arte ad una riduzione di essenzialità che ci induce ad andare al "succo" delle cose senza sfarzi, senza bugie. Nel "Piccolo principe" la frase più celebre è "l'essenziale è invisibile agli occhi" beh,  io credo che Caravaggio sia riuscito a portare nei suoi quadri proprio l'essenziale, quello che è presente nel quotidiano della nostra vita, quello che non ci racconta ambigue verità e che ci arricchisce nell'animo, nella nostra più intima riflessione.
L'essenziale a cui forse noi ancora non siamo preparati.

Spero che questo articolo vi sia piaciuto e che vi abbia aiutato a scoprire qualcosa, qualche aspetto della vita del Caravaggio che magari non conoscevate ancora.


Al prossimo artista, al prossimo articolo.


Tania