Dedico questa descrizione ad uno degli imperatori più celebrati per ingegno militare e umanità,in uno dei momenti più felici dell'impero romano sia per estensione geografica che per stabilità politica:Marco Ulpio Traiano.
In particolare,mi soffermo sulla descrizione della colonna a lui dedicata,nel suo omonimo foro nel 113.La particolarità della colonna è nel fatto che conteneva le ceneri dell'imperatore nel suo basamento,ma soprattutto,costituisce uno dei punti d'apice dello sviluppo di un'arte propriamente romana,è infatti qui,nel foro di Traiano che troviamo un punto d'arrivo nella stroria dell'arte romana,non più legata all'ellenismo,atticismo o modelli etruschi,ma per la prima volta vediamo un linguaggio "suo",del tutto individuale nel linguaggio dell'impero,che non guarda più alle precedenti lezione,nè si rifà ad un'arte di propaganda come fu durante il principato di Augusto.
Ciò che più mi colpisce nell'analisi del fregio,è che tra le tantissime scene,piene di varietà e mai ripetitive tra l'altro,c'è un elemento nuovo,un elemento che non si era mai trovato prima di Traiano:l'elemento umano.
La colonna narra i momenti della campagna dacica che portò le truppe romane alla conquista di un altro territorio al di là dell'Adriatico,in pratica è la storia di una guerra e nonostante ciò,il linguaggio non è scontato nè ripetitivo (il fregio è lungo 200 m),ma anzi trova nuove iconografie e una nuova rappresentazione dell'imperatore,colto nel momento del discorso alle truppe,di incoraggiamento a Sura,che non vogliono elevare il pricipe soltanto a figura di vincitore,ma soprattutto a quello di uomo di valore,pronto a donare la propria vita in guerra,dando dignità ai vinti e rappresentando anche il loro dolore nella perdita della loro patria.Forse è questa la potenza delle immagini:l'impatto che hanno su di noi,a distanza di duemila anni,di raccontarci pregi e difetti di un popolo che ha diffuso la propria lingua,leggi,usanze,religione in Europa,Africa,Asia senza retorica o moralismi,ma con la semplicità di un fregio scolpito su un marmo di secondo secolo che oggi come allora ci fa rivivere ed entrare nella storia di quegli uomoni che erano soldati,prigionieri,generali o imperatori,ma tutti con la stessa dignità di essere ricordati.